Parmigianino quando l’autoritratto diventa selfie
Parmigianino: quando l’autoritratto diventa selfie
Autoritratto entro uno Specchio Convesso
Parmigianino
c.1524
Parmigianino autoritratto selfie entro uno specchio convesso
Il pittore manierista è tra i primi a proporre il proprio ritratto riflesso su una superficie convessa, sperimentando con questo dipinto ad olio su tavola gli effetti leggermente distorsivi e bizzarri dello specchio. L’opera è citata ampiamente da Vasari che la citò tra i dipinti di piccolo formato che l’artista portò con sé a Roma, nel viaggio del 1525. In particolare l’autoritratto doveva essere un biglietto da visita delle capacità virtuose dell’artista. L’opera venne donata a papa Clemente VII e in seguito fu regalata a Pietro Aretino, nella cui casa la vide, da bambino, Vasari stesso. Passò poi allo scultore vicentino Valerio Belli. Tramite l’intermediazione di Andrea Palladio, l’autoritratto – all’epoca già noto – passò nel 1560 a Venezia, allo scultore Alessandro Vittoria, che lo destinò in eredità all’imperatore Rodolfo II. Arrivato a Praga nel 1608, venne poi trasferito nelle raccolte imperiali di Vienna, dove venne esposto nella Schatzkammer con attribuzione al Correggio.
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Il pittore manierista è tra i primi a proporre il proprio ritratto riflesso su una superficie convessa, sperimentando con questo dipinto ad olio su tavola gli effetti leggermente distorsivi e bizzarri dello specchio. L’opera è citata ampiamente da Vasari che la ricordò tra i dipinti di piccolo formato che l’artista preparò per portare con sé a Roma, nel viaggio del 1525. In particolare l’autoritratto doveva essere un biglietto da visita delle capacità virtuose dell’artista. L’opera venne donata a papa Clemente VII e in seguito fu regalata a Pietro Aretino, nella cui casa la vide, da bambino, Vasari stesso. Passò poi allo scultore vicentino Valerio Belli. Tramite l’intermediazione di Andrea Palladio, l’autoritratto – all’epoca già noto – passò nel 1560 a Venezia, allo scultore Alessandro Vittoria, che lo destinò in eredità all’imperatore Rodolfo II. Arrivato a Praga nel 1608, venne poi trasferito nelle raccolte imperiali di Vienna, dove venne esposto nella Schatzkammer con attribuzione al Correggio. Dal 1777 si trova nel museo viennese.