Arte e cibo tra grandi pittori e food art 

Il lato gustoso dell’arte: quando il cibo diventa food art

Arte e cibo tra grandi pittori e food art

Nel sesto canto della Divina Commedia, Dante Alighieri posiziona nella terza cerchia dell’Inferno i poveri peccatori di gola, costretti a ingoiare una disgustosa poltiglia originata da una pioggia fredda e scura. Ai golosi del purgatorio, non spetta certo una sorte migliore, ridotti a scheletri, circondati da intoccabili alberi colmi di frutta e acqua, ingranaggi di un perverso ciclo infernale che gli fa patire fame e sete. Fedele anche nella vita reale alla sua personale filosofia di vita di origine aristotelica, secondo cui si deve mangiare per vivere e non viceversa. Dante disdegnava banchetti, fasti, opulenza, piatti ricercati, a cui preferiva la sobrietà e il cibo semplice. L’istinto mi fa credere che probabilmente oggi il nostro Dante sarebbe stato un vegano convinto o un fissato della forma fisica, non si spiegherebbe altrimenti questo accanimento palesato verso i poveri ghiottoni, la domanda a questo punto è d’ obbligo come avrebbe reagito il nostro Dante di fronte l’imperante onnipresenza della cucina in TV? Ora che l’inferno è qui, alla portata di tutti? Ora che l’ossessione per il cibo sta generando schiere d’ingordi raffinati? Adesso che il piccolo schermo pullula di programmi per aspiranti chef, ristoratori finiti nel girone dei dannati, chef sull’orlo di una crisi di nervi, pronti a saziare ogni palato. Passando dal giurassico “La prova del cuoco” al horror di “Cucine da incubo” capitanato dall’umorale Chef Gordon Ramsay, al nevrotico Hell’s Kitchen per aspiranti chef con tendenze masochistiche, al “morbidoso” “Boss delle torte” Buddy Valastro creatore italo-americano di vere e proprie installazioni artistiche e infine per i temerari del gusto, per coloro che se ne infischiano del “galateo” e della “Stella Michelin” l’Unto e Bisunto Chef Rubio, che ci delizia con il cibo da strada. Una cosa è certa “Mangiare è una passione di molti”. Ma non esistono soltanto i piaceri del gusto anche la vista va accontentata, e nel corso dei secoli molto pittori hanno ceduto all’irresistibile peccato di gola, scegliendo il cibo come soggetto delle loro opere. Arcimboldo, Carracci, Ciampi, Renoir, e il contemporaneo Carl Warner, ideatore di veri e propri Foodscapes, sono solo alcuni esempi, di artisti che hanno saputo donare un tocco di bontà alle loro tele intrise di colore. Rendendo il binomio “Cibo e Arte” davvero succulento. Maestro indiscusso del genere è certamente Giuseppe Arcimboldo, i suoi quadri, sono il vero simbolo di questo binomio. Le sue opere, belle e buone”, si basano principalmente su effetti d’illusione ottica ottenuta grazie a un divertente mix di art-fusion. Noto soprattutto per i suoi ritratti, a doppio senso, eseguiti combinando tra loro, frutta, verdura, fiori, pesci, e libri spesso collegati metaforicamente al soggetto rappresentato. Cominciò la carriera artistica nella bottega del padre, pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo, in seguito fu pittore alla corte dell’Imperatore Massimiliano II e, in quell’occasione, realizzò due cicli di dipinti noti come: le quattro stagioni (Primavera, Estate, Autunno e Inverno) e i quattro elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua). I dipinti furono disposti facendo in modo che ogni stagione fosse rivolta verso un elemento, creando un sistema di rapporti tra microcosmo e macrocosmo. Ad esempio Rodolfo II d’Asburgo è rappresentato nelle vesti del dio romano Vertumno, dio delle mutazioni stagionali. Il quadro simboleggia il ruolo dell’imperatore come sintesi del creato. I frutti rappresentati sono specifici di ogni stagione e, secondo alcuni, rappresentano un omaggio alla natura e ciò che esse ha di più prezioso da offrire, ovvero i suoi frutti. Tra i pittori e gli artisti, abili a usare il cibo “su tela”, non si può non citare il pittore cremonese secentesco Vincenzo Campi: abile nel ritrarre momenti di vita quotidiana che includevano la cucina. Nelle tele, Mangiatori di ricotta del 1580 e i Mangiatori di fagioli la contrapposizione tra cibo dei poveri e quello dei ricchi è reso evidente, dal tripudio di qualsivoglia genere alimentare allora in uso in cucina. Si tratta di nature morte che affascinano per la cura dei dettagli, per l’adesione fedele al dato naturale. Nel 1600 composizioni di questo genere erano molto richieste dai ricchi committenti, che intendevano rimarcare la propria agiatezza, esaltando in questo modo anche il valore delle merci. Altro famosissimo quadro rappresentante il cibo sono, è senza dubbio, Il mangiafagioli di Carracci: realizzati dal pittore bolognese tra il 1584 e il 1585 è ora custodito nella galleria di Palazzo Colonna a Roma. Nella tela è rappresentato un contadino seduto a un tavolo intento a consumare una pietanza a base di fagioli, cipolle, funghi e pane, accompagnato da vino bianco. La scena è probabilmente ambientata in una taverna, vista l’assenza di ornamenti e lussi. Lo scopo del pittore era quello di riprodurre una scena di vita quotidiana. E ci riesce alla perfezione riproducendo lo stupore del rozzo contadino che trangugia un pasto umile, chiaramente sorpreso dalla comparsa dell’osservatore. La bocca spalancata mentre alcune gocce della zuppa ricadono nella scodella, il cucchiaio sospeso enfatizzano questo senso di stupore. Carracci, utilizza questi espedienti per superare l’artificiosità che popolava le opere di quell’epoca applicando una lucida oggettività più aderente alla realtà. Il pranzo dei canottieri è un dipinto a olio su tela realizzato dal pittore francese Renoir tra il 1880 e il 1882. Questo straordinario dipinto fa parte della Phillips Collection di Washington. Il dipinto ritrae un pranzo al ristorante “La Fournaise a Chatou”, un villaggio sulla Senna, e riproduce quattordici personaggi intenti a mangiare. Il tema del cibo e ancora una volta centrale. Il pranzo è inteso come un momento di aggregazione e di convivialità tra i commensali. La tavola è ricca di avanzi del pasto quasi a voler riprodurre una moderna ed evoluta natura morta. Il contrasto è chiaro, Renoir, infatti, decide di dipingere frutta tipicamente autunnale nonostante il dipinto sia ambientato nel periodo estivo. In questo caso il cibo è parte integrante del dipinto quasi quanto i personaggi, assumendo valore e funzionalità. Uno degli ultimi è Carl Warner, fotografo inglese, nato a Liverpool nel 1936, capace di creare paesaggi mozzafiato utilizzando prodotti alimentari. Montagne, foreste, cascate e paesaggi marini vengono realizzati con pane, frutta, verdura, formaggi, salumi e tante altre prelibatezze che diventano l’elemento centrale dell’opera. Le sue opere sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo col nome di “Foodscapes” (paesaggi gastronomici) gli alimenti vengono manipolati naturalmente e abbinati secondo un adeguato livello gustativo.Tramite la sua espressione artistica Warner si propone non solo di rivoluzionare il “modo di fare arte”, ma anche l’obiettivo di promuovere una dieta più sana ed equilibrata. Altra interessante performance è quella realizzata dall’artista americana Marilyn Minter. Il video Nel sesto canto della Divina Commedia, Dante Alighieri posiziona nella terza cerchia dell’Inferno i poveri peccatori di gola, costretti a ingoiare una disgustosa poltiglia originata da una pioggia fredda e scura. Ai golosi del purgatorio, non spetta certo una sorte migliore, ridotti a scheletri, circondati da intoccabili alberi colmi di frutta e acqua, ingranaggi di un perverso ciclo infernale che gli fa patire fame e sete. Fedele anche nella vita reale alla sua personale filosofia di vita di origine aristotelica, secondo cui si deve mangiare per vivere e non viceversa. Dante disdegnava banchetti, fasti, opulenza, piatti ricercati, a cui preferiva la sobrietà e il cibo semplice. L’istinto mi fa credere che probabilmente oggi il nostro Dante sarebbe stato un vegano convinto o un fissato della forma fisica, non si spiegherebbe altrimenti questo accanimento palesato verso i poveri ghiottoni, la domanda a questo punto è d’ obbligo come avrebbe reagito il nostro Dante di fronte l’imperante onnipresenza della cucina in TV? Ora che l’inferno è qui, alla portata di tutti? Ora che l’ossessione per il cibo sta generando schiere d’ingordi raffinati? Adesso che il piccolo schermo pullula di programmi per aspiranti chef, ristoratori finiti nel girone dei dannati, chef sull’orlo di una crisi di nervi, pronti a saziare ogni palato. Passando dal giurassico “La prova del cuoco” al horror di Cucine da incubo capitanato dall’umorale Chef Gordon Ramsay, al nevrotico Hell’s Kitchen per aspiranti chef con tendenze masochistiche, al “morbidoso” Boss delle torte Buddy Valastro creatore italo-americano di vere e proprie installazioni artistiche e infine per i temerari del gusto, per coloro che se ne infischiano del galateo e della stella Michelin l’Unto e Bisunto Chef Rubio, che ci delizia con il cibo da strada. Una cosa è certa “Mangiare è una passione di molti”. Ma non esistono soltanto i piaceri del gusto anche la vista va accontentata, e nel corso dei secoli molto pittori hanno ceduto all’irresistibile peccato di gola, scegliendo il cibo come soggetto delle loro opere. Arcimboldo, Carracci, Ciampi, Renoir, e il contemporaneo Carl Warner, ideatore di veri e propri Foodscapes, sono solo alcuni esempi, di artisti che hanno saputo donare un tocco di bontà alle loro tele intrise di colore. Rendendo il binomio Cibo e arte davvero succulento. Maestro indiscusso del genere è certamente Giuseppe Arcimboldo, i suoi quadri, sono il vero simbolo di questo binomio. Le sue opere, belle e buone”, si basano principalmente su effetti d’illusione ottica ottenuta grazie a un divertente mix di art-fusion. Noto soprattutto per i suoi ritratti, a doppio senso, eseguiti combinando tra loro, frutta, verdura, fiori, pesci, e libri spesso collegati metaforicamente al soggetto rappresentato. Cominciò la carriera artistica nella bottega del padre, pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo, in seguito fu pittore alla corte dell’Imperatore Massimiliano II e, in quell’occasione, realizzò due cicli di dipinti noti come: le quattro stagioni (Primavera, Estate, Autunno e Inverno) e i quattro elementi della cosmologia aristotelica (Aria, Fuoco, Terra, Acqua). I dipinti furono disposti facendo in modo che ogni stagione fosse rivolta verso un elemento, creando un sistema di rapporti tra microcosmo e macrocosmo. Ad esempio Rodolfo II d’Asburgo è rappresentato nelle vesti del dio romano Vertumno, dio delle mutazioni stagionali. Il quadro simboleggia il ruolo dell’imperatore come sintesi del creato. I frutti rappresentati sono specifici di ogni stagione e, secondo alcuni, rappresentano un omaggio alla natura e ciò che esse ha di più prezioso da offrire, ovvero i suoi frutti. Tra i pittori e gli artisti, abili a usare il cibo “su tela”, non si può non citare il pittore cremonese secentesco Vincenzo Campi: abile nel ritrarre momenti di vita quotidiana che includevano la cucina. Nelle tele, Mangiatori di ricotta del 1580 e i Mangiatori di fagioli la contrapposizione tra cibo dei poveri e quello dei ricchi è reso evidente, dal tripudio di qualsivoglia genere alimentare allora in uso in cucina. Si tratta di nature morte che affascinano per la cura dei dettagli, per l’adesione fedele al dato naturale. Nel 1600 composizioni di questo genere erano molto richieste dai ricchi committenti, che intendevano rimarcare la propria agiatezza, esaltando in questo modo anche il valore delle merci. Altro famosissimo quadro rappresentante il cibo sono, è senza dubbio, Il mangiafagioli di Carracci: realizzati dal pittore bolognese tra il 1584 e il 1585 è ora custodito nella galleria di Palazzo Colonna a Roma. Nella tela è rappresentato un contadino seduto a un tavolo intento a consumare una pietanza a base di fagioli, cipolle, funghi e pane, accompagnato da vino bianco. La scena è probabilmente ambientata in una taverna, vista l’assenza di ornamenti e lussi. Lo scopo del pittore era quello di riprodurre una scena di vita quotidiana. E ci riesce alla perfezione riproducendo lo stupore del rozzo contadino che trangugia un pasto umile, chiaramente sorpreso dalla comparsa dell’osservatore. La bocca spalancata mentre alcune gocce della zuppa ricadono nella scodella, il cucchiaio sospeso enfatizzano questo senso di stupore. Carracci, utilizza questi espedienti per superare l’artificiosità che popolava le opere di quell’epoca applicando una lucida oggettività più aderente alla realtà. Il pranzo dei canottieri è un dipinto a olio su tela realizzato dal pittore francese Renoir tra il 1880 e il 1882. Questo straordinario dipinto fa parte della Phillips Collection di Washington. Il dipinto ritrae un pranzo al ristorante La Fournaise a Chatou, un villaggio sulla Senna, e riproduce quattordici personaggi intenti a mangiare. Il tema del cibo e ancora una volta centrale. Il pranzo è inteso come un momento di aggregazione e di convivialità tra i commensali. La tavola è ricca di avanzi del pasto quasi a voler riprodurre una moderna ed evoluta natura morta. Il contrasto è chiaro, Renoir, infatti, decide di dipingere frutta tipicamente autunnale nonostante il dipinto sia ambientato nel periodo estivo. In questo caso il cibo è parte integrante del dipinto quasi quanto i personaggi, assumendo valore e funzionalità. Uno degli ultimi è Carl Warner, fotografo inglese, nato a Liverpool nel 1936, capace di creare paesaggi mozzafiato utilizzando prodotti alimentari. Montagne, foreste, cascate e paesaggi marini vengono realizzati con pane, frutta, verdura, formaggi, salumi e tante altre prelibatezze che diventano l’elemento centrale dell’opera. Le sue opere sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo col nome di Foodscapes (paesaggi gastronomici) gli alimenti vengono manipolati naturalmente e abbinati secondo un adeguato livello gustativo.Tramite la sua espressione artistica Warner si propone non solo di rivoluzionare il “modo di fare arte”, ma anche l’obiettivo di promuovere una dieta più sana ed equilibrata. Altra interessante performance è quella realizzata dall’artista americana Marilyn Minter. Il video “Green Pink Caviar”, già esposto al MOMA di New York è scelto da Madonna per accompagnare il suo Sticky e Sweet European Tour 2009, mostra una bocca che in modo sensuale lecca e mangia gelatine colorate e altri ingredienti. La lingua funge da pennello che, su una superficie di vetro, crea immagini astratte, utilizzando come materia prima elementi commestibili. La centralità attribuita alla bocca la trasforma in immagine del desiderio ed espressione del gusto. Abbiamo visto come nei secoli il cibo sia sempre stato fonte d’ispirazione per gli artisti e in particolare per i pittori che lo hanno ritratto con lo scopo di esaltarne i valori. L’idea poi che chi mangia molto ‘pecchi’ e sia destinato all’inferno è ancora presente, ma in maniera profondamente diversa rispetto al passato. Si perché la gola rimane soprattutto un piacere e un desiderio insito nella natura dell’uomo anche in questo scorcio di secolo, in cui si dimentica l’importanza della condivisione, per consumare in solitudine pasti anonimi in fast-food affollati., già esposto al MOMA di New York è scelto da Madonna per accompagnare il suo Sticky e Sweet European Tour 2009, mostra una bocca che in modo sensuale lecca e mangia gelatine colorate e altri ingredienti. La lingua funge da pennello che, su una superficie di vetro, crea immagini astratte, utilizzando come materia prima elementi commestibili. La centralità attribuita alla bocca la trasforma in immagine del desiderio ed espressione del gusto. Abbiamo visto come nei secoli il cibo sia sempre stato fonte d’ispirazione per gli artisti e in particolare per i pittori che lo hanno ritratto con lo scopo di esaltarne i valori. L’idea poi che chi mangia molto ‘pecchi’ e sia destinato all’inferno è ancora presente, ma in maniera profondamente diversa rispetto al passato. Si perché la gola rimane soprattutto un piacere e un desiderio insito nella natura dell’uomo anche in questo scorcio di secolo, in cui si dimentica l’importanza della condivisione, per consumare in solitudine pasti anonimi in fast-food affollati. arte e cibo tra grandi pittori e food art arte e cibo tra grandi pittori e food art, arte e cibo tra grandi pittori e food art Arte e cibo tra pittori e food art Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art,Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art, Arte e cibo tra grandi pittori e food art

 

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